Il termine “fornaca” deriva dal latino fornix ossia fornice (fòr-ni-ce) può indicare sia ogni costruzione arcuata a volta formata da archi sia gli stessi ambienti coperti da esso; quindi anche locali sotto il livello stradale, spesso luoghi di corruzione, da cui il verbo fornicare.
In particolare indica le aperture arcuate degli archi trionfali romani, i quali possono presentare una sola apertura (“a un fornice”) o un’apertura centrale maggiore affiancata da due laterali più piccole (“a tre fornici”). Alcune porte delle cinte murarie cittadine, spesso monumentalizzate, potevano presentare due aperture arcuate, come nel caso della Porta Maggiore di Roma: dai due fornici uscivano la via Prenestina e la via Casilina.
Il termine indica inoltre gli archi delle facciate esterne di teatri e anfiteatri, che consentivano di accedere ai posti a sedere nella cavea per mezzo di scale e passaggi anulari ricavati nella struttura di sostegno di essa.
Il codice della strada italiano vieta la sosta sotto i fornici (Art. 158 codice della strada, Divieto di fermata e di sosta dei veicoli).
Il 28 febbraio 1671 il consiglio ordina a Nicolao Gaj, massaro della strade di ricercare colonne e boscame per reffar il ponte attinente alla Chiesa Parrocchiale di San Nicolao all’epoca costruito in legno e fascine. Il 27 aprile 1688, e siccome precipitose acque hanno rovinato la strada vicino alla chiesa, si pensa che, per evitare continue riparazioni, bisognerebbe una buona volta decidere la costruzione di una muraglia. Le cosiddette “fornache” sono del secolo XVIII come pure quelle esistenti sotto la curva del Castello e visibili dal sentiero della fossa dei cinghiali e dei Fossili sul lato nord est.