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Bisogna andare indietro di circa 600 anni per risalire alle prime menzioni geografiche relative alle “carbunere” di Monteu Roero.

Da un documento del 12 agosto 1449, presente nel Castello di Monteu Roero, si parla della località “carbuneire” in una divisione ereditaria di terreni in Monteacuto (Monteu Roero) dei signori Giacobbe Andrea e Oberto, figli di Rolandino Rotario (Roero). Inoltre, da altri antichi archivi e minuziose ricerche di Baldassarre Molino si sono scoperti possedimenti di Bauduino Roero di circa 3 giornate di terra in località Carbunere – “(in) Carboneriis sive in overio Vale Ulmi, S. Tommaso”.

L’innumerevole presenza di boschi e foreste, ancora oggi esistenti e testimoni della tradizione paesaggistica e peculiarità del territorio roerino, aveva sviluppato nei nostri antenati, l’antichissima tecnica di trasformare la legna, presente in abbondanza, in carbone da poter facilmente trasportare e  vendere nelle vicine città.

Ampi spiazzi pianeggianti realizzati a mano, direttamente nelle località boschive erano le aree utilizzate per la sistemazione minuziosa di perfette cataste di quercia, olmo e castagno a forma conica con copertura costipata di foglie, muschio e terra in modo tale da permettere, una volta incendiata l’anima centrale realizzata a forma di camino, di trasformare, dopo giorni e giorni di continua sorveglianza ininterrotta e la realizzazione di appositi sfiati laterali per la fuoriuscita del fumo interno, le essenze legnose in carbone di legna perfetto.

La costante presenza e vigilanza accompagnata dall’immancabile vino nebbiolo trasportato in apposite anfore di zucca, permetteva al carbonaio di sconfiggere la solitudine notturna, il freddo intenso e la paura causata da voci, rumori ed ombre misteriose provenienti dal bosco circostante ed infestato da animali selvatici, immaginarie masche, fantastici folletti e violenti briganti.

Particolare esperienza, tramandata dagli antenati, veniva utilizzata per riconoscere il colore del fumo di uscita per sapere se all’interno del cumulo il carbone era pronto ed evitare il tragico passaggio a cenere inutilizzabile.

Il difficile trasporto della legna a tronchi dalle nostre amate ed uniche ed ineguagliabili rocche ha così individuato in questa, anche se laboriosa metamorfosi, la possibilità di trasformarla in comodo carbone facilmente trasportabile in sacchi di juta, a dorso di asini e muli e contribuire con i guadagni relativi all’integrazione del misero reddito agricolo per il sostentamento familiare.

Gli antichi attrezzi utilizzati si  trovano ancora presenti nel Castello di Monteu Roero ed insieme ad altri utensili del passato hanno permesso la realizzazione del museo “la galleria dei ricordi” che viene spesso visitato da turisti e scolaresche alla ricerca del tempo passato.

Ritornando alle testimonianze sul territorio e sviluppando attente indagini toponomastiche sono  comparse innumerevoli citazioni relative alla “carbonaie” del territorio monteacutese:

 Anno 1565: cascina (de Soratte) –  cascina (Maletto)-  cascina (Marengo) –

            cascina (Amaiolo) – iura S. Petri

anno 1574: cascina (Bersano), cascina (Maleto)

anno 1612: cascina (Castellotto), cascina (Gallo) –  cascina (Negro) – cascina (Amaiolio),            cascina (Ostacio), cascina (Ioda) –  cascina (Crestino), cascina (Iodda) fini M. Alti

Ancora oggi nel territorio monteacutese sono presenti molteplici località con il toponimo “carbonera” come ad esempio nella zona vicino al concentrico esiste il “bosco della carbunera bassa” addirittura riportata su Google maps, nelle adiacenze del sentiero della fossa dei cinghiali esiste “la roca d’la carbonera cita” e “la roca d’la carbonera granda” dove ancora, non più di un centinaio di anni fa, quando le rocche erano frequentate da pastori ed animali al pascolo si parlava ancora di trasformazione della legna in carbone e si potevano ancora facilmente individuare gli spiazzi utilizzati per in cumuli di legna.

La località Carbonere della Frazione San Vincenzo ne è altresì una ulteriore testimonianza e la vicinanza con la cascina “castagna” ne comprova l’utilizzo di tale area per la realizzazione del carbone. Alcune aree attualmente agibili ed identificabili in quanto in prossimità dei sentieri tematici gestiti sul territorio dall’Ecomuseo delle Rocche del Roero, verranno opportunamente attrezzate mediante apposite bacheche illustrative ed esplicative  da predisporre a cura dell’Associazione Culturale e Turistica “Bel Monteu” che da anni si occupa di promozione dell’area monteacutese e che ha a cuore queste importanti testimonianze del passato, altrimenti destinate all’inesorabile  scomparsa.